5.7.24

COLONI ILLEGALI ISRAELIANI FERISCONO ATTIVISTA ITALIANO NON VIOLENTO

-LA DENUNCIA DI MEDITERRANEA: PICCHIATO A SANGUE E COLPITO CON UNA ZAPPA AL VOLTO
-PARLIAMO ANCHE DEL FUNZIONAMENTO E DEGLI SCOPI DELLE COLONIE ILLEGALI IN CISGIORDANIA


L'attivista italiano sulla barella al pronto soccorso. Si nota un taglio sotto l'occhio da cui fuoriesce sangue, ematomi scuri e occhio gonfio.
La foto dell'attivista diffusa dalla ONG


Un attivista pacifista italiano della ONG Mediterranea è stato brutalmente attaccato da coloni israeliani in Cisgiordania, due giorni fa. 

Prendiamo spunto da questo assalto, uno degli innumerevoli a partire dal '67, per parlare dei pretesti e dei sotterfugi legali impiegati per "legittimare" gli abusi del paese occupante, tra cui addirittura una legge dell'Impero Ottomano.



ATTIVISTA PACIFICO ATTACCATO: NON È IL PRIMO...

Nella notte tra Mercoledì 3 e Giovedì 4 luglio decine di coloni illegali israeliani hanno assaltato il villaggio di Khallet Athaba, uno dei circa venti nella regione di Masafer Yatta, a sud di Hebron. Prima hanno appiccato degli incendi che hanno devastato le coltivazioni dell'area rurale. Poi hanno avviato una scorribanda fascista spostandosi con furgoni e mezzi blindati, armati di bastoni, pietre e protetti dall'esercito "regolare", colpendo anche un veicolo dei vigili del fuoco.


Colline in fiamme
Immagini da un video diffuso dalla ONG


Automobile con parabrezza spaccato

Una persona doma un incendio in un'abitazione con un idrante

Camion dei vigili del fuoco con parabrezza spaccato



Si sono scagliati contro gli attivisti che con la loro presenza, insieme a smartphone e telecamere, cercano di fungere da deterrente contro i crimini atti a espellere forzatamente la popolazione palestinese, deprivandola dei propri averi. Tra questi non c'è solo la preziosa terra o il tristemente noto sradicamento degli olivi, ma anche i loro effetti personali: una settimana prima, infatti, un altro villaggio della stessa area era stato attaccato, senza preavviso alcuno ai rappresentanti legali della popolazione assediata. Non c'è stato nemmeno il tempo di raccogliere i propri oggetti prima della distruzione delle abitazioni con mezzi pesanti, come ha dichiarato un residente alla stampa.

L'attivista italiano è stato pestato a sangue e attaccato con un zappa: è riuscito a schivare un colpo diretto alla testa che lo ha comunque colpito allo zigomo, ferendolo. I coloni fascio-fanatici hanno rotto il cellulare dell'italiano mentre cercava di documentare i loro abusi, facendogli così perdere contatto con gli altri attivisti dell'Operazione umanitaria "Colomba". La ONG allora ha fatto scattare l'allerta avvisando il corpo diplomatico italiano e dopo alcune ore, all'alba, l'attivista è stato ritrovato nell'abitazione di alcuni palestinesi presso cui, dopo la fuga dagli assalitori, aveva trovato rifugio, per poi essere trasportato al pronto soccorso della città di Yatta.

A questo link il comunicato stampa di Mediterranea Saving Humans sull'accaduto.

La gran parte della stampa mainstream italiana non sta riportando la notizia del connazionale pacifico brutalmente pestato a sangue. Inoltre, mentre i media che vanno per la maggiore parlano (poco e male) di Gaza, non parlano mai delle più di 500 vittime palestinesi in Cisgiordania degli ultimi mesi. Di queste vittime almeno 124 sono bambini (più altri 6 bambini israeliani, vittime anche loro dell'occupazione perpetrata dai loro "grandi", che li indottrinano fin dalla tenera età).

Non è certo la prima volta che attivisti internazionali non violenti vengono colpiti dalla popolazione occupante: il caso più noto è quello di Rachel Corrie, attivista statunitense dell'International Solidarity Movement (stessa associazione in cui militava Vittorio Arrigoni), stritolata da un buldozer israeliano mentre tentava di bloccare una demolizione nei pressi di Rafah, nel 2003.


Rachel Corrie davanti a un buldozer con un megafono
Foto di Rachel Corrie da Wikimedia di Joe Carr.


Faceva parte di una delle tante organizzazioni (anche israeliane) che, tramite azioni e missioni non violente, cercano di prevenire e documentare le violazioni dei diritti umani, proteggendo la popolazione locale da attacchi violenti e demolizioni illegali. Azioni coloniali attuate seguendo una strategia terroristica ai danni della popolazione occupata, finalizzata all'espansione degli insediamenti e che sta raggiungendo in questi giorni il suo apice.



COLONIZZAZIONE BRUTALE E "CREATIVA": QUANDO I COMANDANTI MILITARI ISRAELIANI FANNO LE VECI DEL SULTANO DEL'IMPERO OTTOMANO

La popolazione e i governi occupanti, tramite interpretazioni "creative", arbitrarie e applicazioni fumose del diritto, continuano a espandere gli insediamenti illegali dal 1967, dove attualmente vive circa il 10% della popolazione israeliana. Per legge (in particolare per la Convenzione di Ginevra) una potenza occupante non potrebbe trasferire la propria popolazione in un territorio militarmente occupato. Mentre i fanatici messianici ebraici e gli estremisti sionisti rivendicano il "diritto divino" a occupare la terra che gli sarebbe stata promessa da Dio (ci sono anche tanti ebrei e rabbini ortodossi che la pensano diversamente), nei decenni i governanti dello stato etno-teocratico hanno impiegato svariati "trucchi legali" per legittimare l'occupazione. I principali sono il pretesto di installare delle postazioni militari di sicurezza, dove però vivono civili, il fatto che i coloni non sono stati "trasferiti" ma hanno occupato i territori di propria spontanea volontà, il considerare quei territori non come "occupati" ma "contesi"

La punta più alta di bizzarria legislativa è stata raggiunta rispolverando una legge risalente ai tempi dell'Impero Ottomano, "resuscitata" dopo la guerra dei sei giorni per ovviare a una sentenza della suprema corte israeliana contro gli insediamenti. La sentenza del '79 stabiliva che non c'erano sufficienti ragioni di sicurezza militare per confiscare terra destinata a uso agricolo, confisca che dovrebbe essere comunque temporanea, dato che la potenza occupante dovrebbe essere solo "tutrice" di quelle terre senza appropriarsene. Dopo la decisione della corte, che arrivò quando l'insediamento illegale di "Elon Moreh" era ormai un fatto compiuto, il consulente legale Alexander Ramati se ne uscì con una "geniale" trovata (come ha raccontato lui stesso in un documentario "The Law in These Parts"), suggerita all'allora Ministro dell'Agricoltura Ariel Sharon: la legge ottomana nota come "Mawat" ("terra morta") stabiliva che certe terre, lontane abbastanza dai villaggi da non poter udire i versi di corvi o galli al loro interno, potevano essere reclamate e possedute temporaneamente da chi le coltivava. Se però non venivano coltivate per un periodo di tre anni sarebbero diventate proprietà dell'impero, che all'epoca della contemporanea colonizzazione israeliana corrisponde ai comandanti militari. Sharon allora ordinò di fare ricerche aeree per censire le terre "morte" non coltivate, o presunte tali. Un'altra sentenza della stessa corte stabilirà che "temporaneamente" i territori occupati dallo stato potranno essere dati anche in affitto o coltivati, legittimando così -secondo la logica israeliana, contestata tra i vari anche dalle Nazioni Unite- l'espropriazione di quei terreni che già la criticabile (per usare un eufemismo) risoluzione 181 dell'ONU assegnava ai palestinesi.

Altro scopo principale degli insediamenti illegali è quello di isolare le comunità della Cisgiordania "tagliando" la continuità territoriale tra città e villaggi palestinesi, oltre a rubare altra terra e a mutare gli equilibri demografici in favore dei coloni, veri e propri paramilitari difesi da polizia ed esercito.


immagine di un insediamento in costruzione in un'area rocciosa.
Immagine di un insediamento in costruzione di Trocaire da Wikimedia rilasciata con licenza Creative Commons.


Per avere un'idea del letterale isolamento delle comunità palestinesi "scollegate", il cartografo francese Julien Boussac ha realizzato una particolare mappa della Cisgiordania, intitolata "L'arcipelago della Cisgiordania": le aeree che dovrebbero essere governate parzialmente o completamente dai palestinesi, in base agli accordi di Oslo, sono in realtà delle "isolette" circondate dal "mare" degli insediamenti (nel riquadro sotto -o a questo link se non lo visualizzate- un video in inglese che illustra la mappa, consultabile anche a quest'altro link). Erroneamente si tende a pensare che la Cisgiordania sia un "blocco unico" controllato dalla corrotta Autorità Nazionale Palestinese, considerata da molti come partner di primissimo rilievo dell'occupazione. In realtà, giorno dopo giorno, metro dopo metro, le colonie continuano a "divorare" territorio...




IL DIRITTO INTERNAZIONALE NON VALE PER ISRAELE

Ci sarà una ragione se quelle terre sono formalmente note come "territori occupati". Il rispetto del diritto internazionale, specialmente da quelle persone che si fanno vanto di essere fautori di "ordine e disciplina", non viene considerato se a violarlo è uno stato etno-teocratico che svolge gli interessi più sporchi dell'Occidente in tutto il mondo, con le frange di estrema destra sionista e fanatico-messianiche che acquisiscono sempre più potere e che siedono sui più alti scranni governativi. Mentre continuiamo, con i nostri soldi, a foraggiare questi criminali e "terroristi di Stato", la "scorta mediatica" opera campagne di distrazioni di massa, inclusa una cospicua parte di certa stampa italiana che riprende direttamente dichiarazioni e veline non solo di Netanyahu, ma perfino di fanatici ancora più impresentabili di quest'ultimo come Ben Gvir.

In Palestina è in vigore un vero è proprio apartheid giudiziario, con due sistemi giuridici diversi: per i palestinesi ci sono corti militari, chiamate a giudicare la popolazione occupata su centinaia di leggi decise dagli ufficiali locali (quelli che fanno le veci del Sultano ottomano) che arrivano anche a vietare il diritto di riunirsi. Ai palestinesi viene applicata pure la detenzione amministrativa: parliamo di detenzioni prorogabili all'infinito senza processo, senza accuse note e senza avvocati. Invece, per i cittadini-occupanti israeliani, ci sono corti civili. Questi ultimi non vengono condannati quasi mai per i loro attacchi, mentre il tasso di condanna per le presunte violazioni degli ordini militari imposti ai palestinesi è prossimo al 100%.

Nemmeno i bambini palestinesi sono risparmiati da questi tanto goffi quanto brutali abusi giudiziari. La ONG "Save The Children" ha documentato casi di bambini di 11 anni arrestati e torturati e fa un esempio tipico del "duepesismo" giudiziario israeliano: se un bambino di un insediamento israeliano lancia una pietra contro un villaggio palestinese, nel peggiore dei casi, se la caverebbe con una strigliata in un tribunale minorile e la libertà vigilata. Se un bambino palestinese prende quella stessa pietra e la ri-lancia al mittente viene arrestato in un blitz che terrorizza la sua intera famiglia, sbattuto su un veicolo militare con la testa coperta da un panno e a faccia in giù. Giunto in galera difficilmente vedrà un avvocato, gli verrà estorta una confessione e potrebbe ritornare a vedere la sua famiglia dopo mesi o anni.

Il fatto che il diritto internazionale stia diventando sempre di più carta straccia per le palesi violazioni dell'unica presunta "democrazia" del Medio Oriente, che conduce una guerra seguendo regole medioevali ma con mezzi ipertecnologici, dovrebbe preoccupare tutte e tutti...

Non smettiamo di tenere alta l'attenzione e gli occhi puntati sia su Gaza che sulla Cisgiordania, su tutta la Palestina!



Paolo Maria Addabbo


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